La teoria del Castello di Carte

lunedì 28 gennaio 2013
Avete mai provato a costruire un castello di carte?

A tutt'oggi non capisco cosa spinga una persona a buttarsi in un'esperienza frustrante come l'impilare le carte da gioco, ma tutti possiamo dire di aver provato almeno una volta ad accostare anche solo due carte.

Ricordate la rabbia provata quando all'ottava e fottutissima volta le carte decidono di caracollare al suolo?

Bene, tenete da parte quella sensazione, la riprenderemo dopo.

I più resistenti ricominceranno da capo, gli altri ribalterano il tavolo urlando improperi alle divinità più in voga.

Prendiamo i primi citati: anche i più resistenti si dividono in due categorie, vincenti e perdenti.

I vincenti sono quelli che non si fanno prendere dallo sconforto, provano e riprovano finchè dopo una lunga serie di fallimenti riescono nell'impresa.

Hanno finalmente il loro castello di carte.

Un castello di carte.

Un castello che, come è noto a tutti, non reggerà. Non può reggere, per definizione.

 Crollerà, prima o poi, per quanto uno possa fare attenzione.

Quindi alla fin fine, il vincente sarà solo un perdente più soddisfatto e con molto più tempo a disposizione.

Il perdente d'altro canto ha una marcia in più.

Crolla il castello, si arrabbia.

Crolla ancora, si arrabbia ancora.

Crolla una terza volta, rabbia più lieve ma sempre rabbia.

Dopo il quarto crollo l'incazzatura sarà solo una smorfia.


All'ennesimo crollo, il perdente non reagirà più. Ha capito che la cosa non riuscirà mai.
 
Lo accetta.

Ha maturato dell'esperienza. Ora è più forte. Il perdente si limiterà a guardare le carte sparpagliate, accettando la realtà dei fatti.

La rabbia è data dal crederci. Pensare di poter davvero farcela a raggiungere la costruzione perfetta. Il perdente non ci crede più, quindi non ha motivo di arrabbiarsi.

Il castello di carte in realtà è formato da problemi. Il costruire un castello è sinonimo del voler sistemare i propri problemi in un ordine preciso, in un assurdo tentativo di equilibrismo per poter tirare avanti il più possibile.

Il primo problema ha le fondamenta deboli, inizia a ballare. Il secondo problema viene scosso dal primo, quindi lo segue nell'incertezza. Basta un terzo problema vacillante e il castello crolla.

Ad un problema che vi viene addosso, ne seguiranno altri. Poco ma sicuro.

Il vincente li re-impilerà, probabilmente facendoseli di nuovo crollare addosso, presto o tardi che sia.

Il perdente guarderà il disastro con rassegnazione e rimetterà a posto le carte nella loro scatola, immagazinandole chissà dove e facendo tesoro dell'esperienza fallimentare.


Memori di questo, preferireste essere vincenti o perdenti?



Datevi a giochi più interessanti, ascoltate un cretino.

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