Lasciare il cuore sul tagliere

giovedì 9 aprile 2015
Anni di educazione cristiano-cattolica mi hanno insegnato che, per chi crede, Dio è ovunque.
Anni di lavoro mi hanno insegnato che Dio potrà anche essere ovunque, ma di sicuro non Lo troverai nelle cucine dei ristoranti.

Sì, perchè come insegna l'immenso chef/scrittore Anthony Bourdain: "In cucina non c'è Dio, non potrebbe comunque aiutarvi, (...) La cucina è l'ultimo baluardo della Meritocrazia, un mondo di Assoluti."

Mai parole furono più azzeccate.

Ho sempre voluto cucinare, fin da quando avevo 7 anni. Mi cimentai per la prima volta nella difficile arte dell'uovo sodo, per poi passare alla complicata Operazione Toast fino a giungere abile ed arruolato alla Missione Cottura e Scolatura Pasta.

La vita in seguito mi ha portato verso altre strade e verso nuovi orizzonti, salvo poi subire un brusco freno morale, mosso dalla nota domanda "Ma io nella vita cosa voglio fare? Cosa mi piace DAVVERO?"

Ed eccola lì la risposta, seduta in un angolino nella mente, forse sopita da anni, rispolverata solo nelle grandi occasioni oppure utilizzata semplicemente come hobby o show-off di adolescenziale sboroneria:

"Boh, a me piace cucinare."

Può qualcosa che fino ad allora è sempre stato solamente uno svago o un piacere trasformarsi in un mestiere?

A distanza di anni ora posso dirlo: per quanto riguarda la cucina è l'unica via praticabile.

Ogni mestiere ha la sua dignità e la sua dose d'impegno. Quello della cucina tuttavia non può ridursi solo alla mera definizione di "Mestiere".

La cucina ti deve piacere. Ma non nel senso di
"EHI MI PIACE FARMI LA PASTA ALLA CARBONARA QUANDO SONO A CASA!"

"MI PIACE CUCINARE, SABATO SCORSO MI SONO CHIUSO IN CASA ED HO FATTO UNA SACHERTORTE TUTTO DA SOLO"

"BEH SONO UN PO' CUOCO ANCHE IO, L'ALTRO GIORNO HO DISPOSTO I TENERONI E L'INSALATA NEL PIATTO IN MANIERA TALE CHE SEMBRAVA UN GIRASOLE!"

No, caro amico/a. No.

Ti deve piacere nei termini del Patto di Sangue Con La Cucina.

Devi sottoscrivere e firmare svariate clausole tutt'altro che vantaggiose, qui di seguito citate:

-Lavorerai quando gli altri si divertiranno.
-Non esistono più Feste Comandate o Sabati liberi (e quando esisteranno te li faranno pesare,      oooohhh fidati se te li faranno pesare.)
-Scordati gli orari di lavoro canonici, è finita solo quando è finita.
-La tensione è sempre alta, anche quando si ride e si scherza in un attimo ci si manda a fare in culo.
-Tutto quello che non ti taglierà, ti brucerà.
-Meglio avere un fisico resistente, alzerai pesi immani e correrai come un levriero sotto Crystal Meth.
-E' tutto un lavoro di testa, ti conviene avere molta pazienza e molta resistenza psicologica, o verrai  masticato e sputato senza passare dal Via.
-avrai a che fare con altri folli come te, questo significa che è meglio imparare il prima possibile pregi e difetti della tua brigata di cucina, altrimenti rischierai di farti dei nemici senza sapere il perchè.
-Piangerai, ti incazzerai,sarai spesso da solo volontariamente o non, e farai fatica a spiegare ad altre persone il perchè di queste tue reazioni.

Sei DAVVERO disposto/a a subire tutto questo? se la risposta è Sì sei completamente pazzo/a. Abbastanza pazzo/a da potercela davvero fare nel mestiere del cuoco.

La cucina deve essere spinta principalmente da due motori: passione e follia.
Tutti abbiamo visto un programma di cucina in tv, e per quanto i comportamenti siano esagerati dai fini televisivi abbiamo pensato tutti "Wow, quello chef dev'essere fuori di testa!"
Fidatevi, chiunque lavori in cucina ha qualche turba mentale, in dose minore o maggiore.

A questo punto credo che si sia capito che la mia non vuole essere una smielata lettera d'amore verso la cucina.
Questo è un invito a scalare il K2. Io Vi sto solo mostrando le dita mangiate dalla cancrena, le percentuali di morti durante la scalata ed un ottimo assaggio delle condizioni avverse che vi aspettano al varco.
Non lo vuoi fare? tranquillo/a, nessuno ti biasimerà, è una scelta da pazzi.
Lo vuoi fare? sappi che soffrirai e ti spingerai oltre il limite. Ma quando ce l'avrai fatta proverai una sensazione mai provata prima.

Già, perchè a questo punto Vi starete chiedendo "Sì ma se è così mostruoso come dici, perchè lo fai ancora?"
Qua arriviamo al secondo motore citato: la passione. Quello del cuoco non è solo un lavoro, è una missione. Una missione suicida, che farà un sacco di morti e feriti, ma pur sempre una missione. E in questa missione devi crederci, o salterai in aria al tuo primo passo nella Terra di Nessuno. Stringi i denti, beccati le tue ferite e gli insulti dei Superiori, aiuta i tuoi compagni e non vergognarti nel chiedere aiuto. Arriverete tutti assieme alla fine, dove potrete godervi la vostra più che meritata ricompensa.
La birra o la sigaretta a fine servizio. I complimenti che riceverai dalla sala o dalla squadra. Semplicemente il fatto di avercela fatta anche in questo rush. QUESTE sono le cose che ti aspetteranno.
A fine lavoro, dopo le bestemmie, i tagli, le urla, le corse e le incazzature tutto assume un altro sapore. Un ritmo più lento, quasi ovattato. Un piccolo angolo di pace dove una sopracitata birra ha il sapore della vittoria, dove le chiacchiere con i colleghi mentre stai sistemando la cucina hanno il suono del Canto di Orfeo.

fidatevi, non c'è nulla di meglio al mondo. Sempre che voi siate abbastanza folli da fare questo patto con il Diavolo della Cucina.

Nel caso lasciate pure il vostro cuore sul tagliere, al resto ci penseremo dopo, ora si entra in servizio

Siete pronti?




Il Dott. Hannibal Lecter, anch'esso appassionato di psicologia e cucina come il sottoscritto.

VIVA RECCHIONI, CHE DIO LO BENEDICCHIONI

martedì 30 settembre 2014
Ci è voluto un po', ma sono tornato.

Più di una volta sono stato sfiorato dall'idea "Beh ma questo argomento potrei approfondirlo sul blog", ma poi la pigrizia ed il lavoro hanno deciso di usarmi violenza in un vicolo buio della mia città.

Cosa può essere successo allora di COSI' disgustoso da riattivare il circuito cinico-editoriale che ormai giaceva sopito come Smaug nella sua montagna?

Beh, bastano due parole: Roberto Recchioni.

Chi è questa persona il cui cognome dà luogo a facili ironie da baretto lercio? (non preoccupatevi, non farò battute da bagaglino su questa situazione, non sono ancora così disperato nel voler strappare un sorriso)

Prima di tutto Recchioni è un fumettista. Fu sceneggiatore e co-creatore dell'ottimo fumetto John Doe, prodotto dalla sempreverde mamma Bonelli, che lo portò sotto i riflettori della scena fumettistica italica.
John Doe fu un prodotto fresco, innovativo, e portò nel fumetto italiano un meraviglioso quanto fastidioso (in senso positivo) antieroe con storie fantastiche e temi molto scomodi per il fumetto italiano, noto per il suo "evisserotuttifeliciecontentigraziecavalieredallafulgidarmatura"-stile.

Un prodotto eccezionale, e lo dico senza nessuna ironia.

Qual è il problema quindi?

Beh, io devo premettere che ho sempre avuto un posto speciale nella mia scatoletta dell'odio per le persone che devono per forza "andare contro". Sono il primo a ritenere che bisogna ribellarsi a determinati dettami e che una sana polemica per smuovere gli animi è la forma più nobile di pensiero costruttivo.

Tuttavia esistono determinate persone che devono per forza "essere contro" o "distinguersi dalla massa".
Persone che a "potremmo mangiare tutti un bel piatto di pasta, ok?" rispondono con "la pasta è un alimento da deficienti, voglio il miglio decorticato".

Persone che a "Oh, alla fine puoi dire quello che vuoi ma  film come Ghostbusters o Ritorno al futuro sono entrati nell'olimpo del cinema " rispondono con "Mentre voi guardavate questi film di massa io guardavo la filmografia di Alfredo Svitaglandi, autore morto suicida a 16 anni perchè la madre ha sbagliato a comprare le kinder brioss di marca e non quelle ecosolidali ma che ci ha lasciato capolavori come Fenomenologia della Folaga o Appuntamento a Frosinone"

Più semplicemente, quelli che devono per forza urlare BIANCO perchè la maggior parte delle persone dice NERO

*coff coff* HIPSTER *coff coff*

Il problema è che Recchioni è proprio una di queste persone. Sin dal suo lavoro su John Doe, Recchioni si è posto con atteggiamento ostile verso la plebe. Una sorta di "tutto mi è dovuto, se ricevo i complimenti è giusto perchè il mio è un ottimo prodotto, se ricevo critiche siete una massa di bestie ignoranti e non vi meritate il mio operato"

Mi piace metterlo al confronto con Leo Ortolani. Due generi di scrittura TOTALMENTE diversi. Due personaggi che sono cresciuti un po' dal nulla e che sono arrivati sull'Olimpo dei Fumettisti, La differenza è che Ortolani continua ad essere quello dei fumetti stampati a casa, fotocopiati e distribuiti in quel di pavia tra amici e parenti, mentre Recchioni ha acuito ancora di più la sua spocchia nei confronti del mercato fumettistico e del lettore medio.

Che è un po' come se il maiale al trogolo si lamentasse perchè non gli mettono il parmigiano sulla sbobba. Se non ti piace smetti di mangiare e preparatelo tu no?

Ma stiamo divagando. Questo è un cappello introduttivo dove spero di aver fatto capire a te, lettore che sbrodoli da non meglio precisati orifizi ora che sono tornato alla dattilografia, il personaggio in questione a grandi linee.

Che è successo recentemente?

Dylan Dog n° 337, ecco cosa.

Come già detto nella recensione del film io sono sempre stato un grande fan di Dylan Dog. Adoravo tutto: il setting, i personaggi, i pipponi retorici, le storie belle e le storie oscene.

Sarò sincero, Dylan Dog ha iniziato a stufarmi ben prima del numero 337. Semplicemente ritenevo che le storie avessero problemi di sceneggiatura, le storie oscene sorpassavano in numero quelle belle e molto semplicemente non avevo la forza economica per continuare a comprarlo dicendomi "è un momento, passerà".

Fu un addio sofferto, come il salutare un amico che parte. Però ero contento perchè comunque mi ha aiutato nella mia crescita fumettistica ed è stato una parte importante della mia vita.

E poi fu l'Era Recchioni.

Non so esattamente il perchè, ma ad un certo punto del 2013 fu affidato al Nostro il compito di "svecchiare" il personaggio di Dylan Dog.

Mh. Come fai a svecchiare un personaggio nato vecchio? alla fine Dylan Dog nasce, vive e sviluppa ogni storia nella londra anni '80/'90, dove tutto sembra cristallizzato in una meravigliosa sfera di orrore, con qualche piccolo occhiolino al passato o al futuro. Il concetto stesso del personaggio è molto anni '80, dove l'Eroe Figone Imbattibile Pieno di Patonza faceva posto all'Antieroe Sfigatino Wow Much Innovazione So Maledetto.

MA E' FACILE! DACCI UN PICCI' ED UNO SMARSFON CHE CI HA SU UNA COPIA DI SIRI CHE POI NON E' SIRI PERCHE' SENNO CI AMMAZZANO CON IL COPIRAIS!

MANDA VIA UN PERSONAGGIO CHE NON PIACEVA A NESSUNO, L'ISPETTORE BLOCH! CHE CAZZO NE SANNO I LETTORI CHE DICONO ESSERE UN PERSONAGGIO FONDAMENTALE NELLA VITA DEL PROTAGONISTA?

CATTIVI JAMESBONDIANI/SHAKESPEARIANI? FOTTETEVI TUTTI, METTIAMO UN CATTIVO A CAPO DI UNA CORPORAZIONE MULTINAZIONALE *OCCHIOLINO OCCHIOLINO SIAMO COSI' 1% OCCUPY UOLL STREET!*

Pardon? a me questo non sembra uno svecchiamento, a me sembra montare il motore di un 747 ad un uomo dentro un polmone d'acciaio: per quanto possa sembrare divertente sappiamo benissimo che finirà male.

"ma tu non puoi parlare, hai abbandonato la serie tempo fa, non sei un vero fUn!!!1!!1"

Che è come dire "se vedo una persona con cui non parlo da tempo che viene menata per strada tiro avanti, tanto avrà altri amici che hanno la precedenza sul salvarlo"

In tutto questo, metteteci il personaggio che abbiamo descritto prima. Alla minima critica, nessuno capisce un cazzo. Qua stiamo facendo il futuro del fumetto italiano!

Beh, bel futuro di merda a mio modesto parere. Dell'approvazione di Sclavi non me ne fotte un cazzo, la tua creatura hai deciso di donarla ai tuoi lettori, ergo è loro diritto incazzarsi se ci fai qualcosa che non piace.

La soluzione migliore secondo me? staccare la spina. Il personaggio ha davvero segnato un'epoca, ma quell'epoca sembra giunta alla fine. Era giusto lasciarlo andare in gloria, non mungerlo finché ce n'è.

Oh sì, mungerlo, perché adesso Recchioni ha venduto i diritti alla Rai, ergo benvenuti sceneggiati/cartoni/merchandising scorreggione.

E non venite a parlarmi di "Dylan Dog Old Boy" (nuova versione del Maxi dove verranno scritte storie ambientate nell'epoca Pre-Rinnovo), perché se permettete mi puzza di ciuccio messo in bocca al bambino che grida.

Solo che questo bambino ha 26 anni, 15 dei quali passati a leggere ed amare Dylan Dog. Quello vero.

Alla lunga il mio pensiero sarà sempre di più quello in minoranza, ci si farà l'abitudine, si dirà "beh però alla fine le storie non sono male" o "beh un bel rinnovamento ci stava".

E allora tutti avremmo dato ragione alla persona che ci ha sempre schifato e trattato come inferiori.

Ne vale davvero la pena?


P.S.: Non ho citato quella volta in cui Recchioni prese le difese del giornalista che scrisse l'articolo sullo stupro di Christy Mack in salsa Benny Hill Show, vi invito a leggerlo e farvi un' opinione. Persino io ritengo che su determinate cose è giusto scherzare e su altre no, pensa un po'.

P.P.S.: non ho messo tanti link buffi come al solito ma abbiate pazienza, sono appena tornato.




Enrico la Talpa, Scrittore e voce di una generazione.














Non piangere sui Byte versati.

venerdì 3 maggio 2013
Questo blog è destinato a morire.

Inutile che tenti di salvarlo in ogni modo, prima o poi morirà.

Complice il blocco dello scrittore, sono sparito da questa zona di Internet per l'ennesima volta.

"devo scrivere!". Ecco, ora mi sto obbligando a farlo.

Ed ovviamente, mancando l'ispirazione, non salterà fuori nulla di particolarmente rilevante.

Però ci sto provando, apprezzate lo sforzo.

Ho pensato a lungo a questo post. Prima doveva essere un'altra recensione, poi un racconto di narrativa, poi l'ennesimo sfogo verso qualcosa: alla fine è diventato l'ennesimo nulla scritto in maniera accattivante.

"Allora perchè scrivi?"

Non lo so. Ho ribadito più e più volte che questo blog nasce come bisogno di spurgare la bile cerebrale prima che annerisca completamente quel poco di lucidità che mi rimane.

Evidentemente dev'esserci qualcosa che non va, se ho deciso di aprire il foglio bianco e scrivere.

Cosa c'è che non va?

Ecco il punto: non lo so. Tendo a correggere i miei comportamenti errati o le situazioni sgradevoli, ma a questo giro proprio non lo so.

C'è qualcosa di rotto nella macchina, si capisce, il problema è capire cosa.

Sarebbe facile ricondurre il tutto alla semplice depressione pre-compleanno che mi colpisce ogni santa volta, ma ad essere sinceri questa situazione va avanti già da un po'.

Fattori esterni? Naaah, non mi è mai fregato niente di nulla e non inizierò sulla soglia dei 25 anni ad interessarmi a qualcosa.

Fattori interni? Naaah, a parte gli sbalzi d'umore direi che è tutto abbastanza in regola.

O forse no. Però cercare di capire cosa non va sarebbe come starnutire sulla Gioconda: inutile, dannoso e ti porterebbero via i poliziotti se cercassi di porvi rimedio aumentando al contrario il danno.

Forse volevo scrivere solo per dare una scarica di defibrillatore a questo spazio, ma credo che ormai questo blog sia in coma vigile: qualche segnale ogni tanto ma perlopiù sono impulsi elettrici involontari.

A questo punto parliamo di accanimento terapeutico, mi sa.


Stacchiamo la spina? non mi va. Sento che se chiudessi i battenti una volta per tutte potrei ritrovarmi in situazioni dove scrivere potrebbe darmi una mano.

Per non parlare dei voyeur che spulciano questo blog apprezzando questa agghindata vacuità.

Dicono che per parlare di nulla bisogna essere capaci. Io credo di aver ormai conseguito un Master sull'Eloquio Inutile. Lo dimostrano le view e il mio voler continuare a praticare CPR su questa pagina.

Forse è solo vanità. Forse è solo protagonismo.

Forse è davvero qualcosa di rotto nei miei processi mentali.

Forse sto scrivendo solo per convincermi che effettivamente ho qualcosa che non sta andando come dico io.

Forse ho bisogno di rivedere alcune cose.

Per ora manteniamo in animazione sospesa questo spazio, ed in futuro chissà.

Ma non prometto nulla.

Proprio come ho sempre fatto nella mia esistenza fino ad ora.

Cantarsela e suonarsela.

La teoria del Castello di Carte

lunedì 28 gennaio 2013
Avete mai provato a costruire un castello di carte?

A tutt'oggi non capisco cosa spinga una persona a buttarsi in un'esperienza frustrante come l'impilare le carte da gioco, ma tutti possiamo dire di aver provato almeno una volta ad accostare anche solo due carte.

Ricordate la rabbia provata quando all'ottava e fottutissima volta le carte decidono di caracollare al suolo?

Bene, tenete da parte quella sensazione, la riprenderemo dopo.

I più resistenti ricominceranno da capo, gli altri ribalterano il tavolo urlando improperi alle divinità più in voga.

Prendiamo i primi citati: anche i più resistenti si dividono in due categorie, vincenti e perdenti.

I vincenti sono quelli che non si fanno prendere dallo sconforto, provano e riprovano finchè dopo una lunga serie di fallimenti riescono nell'impresa.

Hanno finalmente il loro castello di carte.

Un castello di carte.

Un castello che, come è noto a tutti, non reggerà. Non può reggere, per definizione.

 Crollerà, prima o poi, per quanto uno possa fare attenzione.

Quindi alla fin fine, il vincente sarà solo un perdente più soddisfatto e con molto più tempo a disposizione.

Il perdente d'altro canto ha una marcia in più.

Crolla il castello, si arrabbia.

Crolla ancora, si arrabbia ancora.

Crolla una terza volta, rabbia più lieve ma sempre rabbia.

Dopo il quarto crollo l'incazzatura sarà solo una smorfia.


All'ennesimo crollo, il perdente non reagirà più. Ha capito che la cosa non riuscirà mai.
 
Lo accetta.

Ha maturato dell'esperienza. Ora è più forte. Il perdente si limiterà a guardare le carte sparpagliate, accettando la realtà dei fatti.

La rabbia è data dal crederci. Pensare di poter davvero farcela a raggiungere la costruzione perfetta. Il perdente non ci crede più, quindi non ha motivo di arrabbiarsi.

Il castello di carte in realtà è formato da problemi. Il costruire un castello è sinonimo del voler sistemare i propri problemi in un ordine preciso, in un assurdo tentativo di equilibrismo per poter tirare avanti il più possibile.

Il primo problema ha le fondamenta deboli, inizia a ballare. Il secondo problema viene scosso dal primo, quindi lo segue nell'incertezza. Basta un terzo problema vacillante e il castello crolla.

Ad un problema che vi viene addosso, ne seguiranno altri. Poco ma sicuro.

Il vincente li re-impilerà, probabilmente facendoseli di nuovo crollare addosso, presto o tardi che sia.

Il perdente guarderà il disastro con rassegnazione e rimetterà a posto le carte nella loro scatola, immagazinandole chissà dove e facendo tesoro dell'esperienza fallimentare.


Memori di questo, preferireste essere vincenti o perdenti?



Datevi a giochi più interessanti, ascoltate un cretino.

TABOO VOODOO - 1 anno di bile

lunedì 14 gennaio 2013
A chi mi ha detto "secondo me può funzionare, vedi di fare qualcosa di diverso però",

A chi mi ha detto "che idea di merda, come se già non ne avessimo abbastanza",

A chi mi ha detto "che grafica di merda, sembra il sedile dell' S6 per Varese",

Alle persone del tipo "non importa cosa scrivi basta che lo scrivi tu",

A chi mi ha detto "Bella la grafica, ora lavora sui contenuti",

Quelli che "Vorrei che ficcassi le mani nel frullatore!",

Quelli che "Vorrei altri post come questo!",

Ai critici letterari improvvisati,

Quelli che "troppo depresso!",

Quelli che "troppo bello!",

 A Charles Bukowski,

Ai consigli seguiti,

Ai consigli evitati,

A George Carlin,


 A David Lynch,

Ai fan accaniti,
 
A Bill Hicks,


Ai detrattori,

Agli Haters,

Ai Lovers,

A Gesù 3,


A me,

A te,


A tutti voi, grazie. Questo blog è tanto per me quanto per voi.

Avevo promesso qualcosa di colossale per il compleanno del Blog, ma ho preferito qualcosa di più sintetico e sentito. Ah inoltre non ho avuto uno straccio di idea sfiziosa ma non sono tenuto a dirvelo.

Non gli avrei mai dato un anno di vita, probabilmente pensavo di cestinarlo dopo un paio di mesi. Non avevo fatto i conti con i feedback positivi.

Siete voi la CEC che tiene in vita il blog, e vi ringrazio.


Per i pochi che non capissero il senso del titolo del post, qua la soluzione.

1000 di questi dischi "solistici".

Alzerò un bicchiere a tutti voi stasera, promesso. C'è ancora tanto da dire, qua a Twin Geek. E si presenteranno molte altre occasioni per dirlo, ovviamente male e con rancore.

Ma d'altronde a voi piace così, no?



siete tutti autorizzati a festeggiare questo compleanno. PARTY HARD!




It's the most wonderful time of the year!

sabato 22 dicembre 2012
 Pensa un po', il mondo non è finito.

Conseguenza più prossima? E' arrivato un altro Natale di Merda.

"Uèila, partiamo subito mestruati, eh?"

Sì. Blog mio regole mie. Se non sta bene me ne vado e porto via anche il pallone.

Isterismi a parte, non sono esattamente la persona più adatta a tessere lodi del periodo natalizio. Il natale ha smesso di suscitarmi stupore e serenità da almeno una decina di anni.

Perchè? Bah, forse la crescita, forse la mancanza di una vera celebrazione, forse le cavallette.

Cosa non mi piace principalmente del Natale? il generale clima di rincoglionimento.

"A Natale siamo tutti più buoni!"

Ah ecco perchè mi è arrivato un SMS da un/a tizio/a con il/la quale le ultime parole sono state "Beh non dico che ti odio però se tu fossi malato di AIDS e io avessi la cura, probabilmente la inietterei nel ficus che hai di fianco."

Devo farlo togliere, quel ficus. Devia troppe conversazioni. Stupido sexy ficus.

Ma sto già deragliando. Torniamo al clima di idiozia e buonismo. Il Natale andrebbe abolito soprattutto per il "Tema Natale" che si porta appresso.

Qualsiasi cosa ti piaccia normalmente, in questo periodo sarà a tema Natale. Serie Tv, Film, Videogames. Tutti impantanati in un caramello rosso e verde che all'inizio può provocare un po' di allegria, ma dopo la MILLESIMA VOLTA CHE ACCENDO LA TV SOTTO NATALE E C'E' IL PROMO DI "UNA POLTRONA PER DUE" E "MAMMA HO PERSO L'AEREO" MI SALE UN CRIMINE CHEMANNAGGIAATUTTIFIGLIDIPUTTANAMADinsomma credo di aver veicolato il messaggio.

Il problema qual è? è che il Natale crea anche il fenomeno del Testimone di Natale.

Simile ai ben più noti Testimoni di Geova, i Testimoni di Natale faranno di tutto per convincere te, cinico pezzo di merda, che il Natale è bello e che se non ti piace sei una personaschifo.

Beh, se è per questo mi fregio di essere il Sindaco delle personeschifo. Non riesco a farmelo piacere, è più forte di me. Non riesco a sorridere più di tanto con i parenti. Non riesco a fingere gioia per un regalo del cazzo.

"Ah! è un maglione! ...... beh, complimenti! no scusa se non ti abbraccio, ma ti assicuro che avrà grande compagnia nella scatola dei Maglioni Stronzi Regalati a Natale. Sì la maggior parte me li hai regalati tu, se vieni a casa mia facciamo una foto con te abbracciato/a a tutti i maglioni e la mandiamo a qualcuno bravo."

Il regalo. Il regalo è un'altra cosa da ulcera.

Personalmente non riesco a non apprezzare un regalo ben fatto, soprattutto se la persona che me lo fa conosce bene i miei gusti e va a colpo quasi sicuro.

Ma cazzo, se non sai cosa regalare SBATTITENE OPPURE CHIEDI DIRETTAMENTE.

Preferisco spaccare il clima della sorpresa piuttosto che spaccare i coglioni a qualcuno con un regalo merda.

Credo di mirare alla verità assoluta quando dico che i maggiori fautori dei regali di merda in generale sono i parenti. Am I right?

Oooooh, sì. Gli stessi parenti con i quali vi siederete al tavolo. Gli stessi parenti che non appena finirà il pranzo/cena riprendere a tollerare a fatica, salvo rare eccezioni.

Quei parenti che spalano merda su di voi tutto l'anno e ai quali voi restituite la pariglia in pari quantità, ma che davanti agli orribili cappelletti in brodo vengono serviti da voi o vi servono con un sorrisone da paresi.

Altra cosa che trovo personalmente intollerabile, l'apparenza natalizia

A Natale ci sentiamo in diritto/dovere di far sapere a tutti quanto ci piacciano i nostri addobbi di casa.

"WOW! GUARDA IL MIO ALBERO DI NATALE SU INSTAGRAM! Ah ignora la nonna nella foto, è lì dal mese scorso e quelli delle pompe funebri non rispondono al telefono"

Luci, alberi, presepe. Niente di tutto ciò mi suscita particolari emozioni o pensieri se non cose del tipo "ma quanto spenderò di elettricità? e poi perchè sbattersi se tanto tra un paio di giorni lo smonto?"

COSA? NON HAI FATTO L'ALBERO? COSA SEI,  SATANA?????

boh, la carta d'identità dice ancora "Studente".

Perdonatemi se non smanio per attaccare cose ad un albero che il mio gatto, spinto dallo stupore per la new entry casalinga, provvederà a pisciare abbondantemente a rischio di far cortocircuitare le lucine musicali con conseguente incendio domestico.

L'unico spirito natalizio che poteva salvarmi era il piacere della vacanza, ma lavorando in un ristorante anche quel piccolo stacco è stato soffocato con un cuscino, chiuso in un baule e gettato in un lago. Pazienza, vorrà dire che sfogherò la frustrazione con i più pericolosi attrezzi da cucina.

Ovviamente non toccherò tutto il tema mistico/religioso del Natale, sarebbe come sparare sulla Croce Rossa.

In sostanza, non auguratemi troppo spesso "Buon Natale". Un paio di auguri li tollero, se sforate rischiereste solo di prendervi un rigurgito difensivo degno della seppia.

Non voglio diventare un Testimone del Non-Natale, quindi non tesserò le lodi della mia grincheria.

Non vi dirò che è bello, in realtà ti fa solo un fegato grosso come il debito pubblico.

Riacquisterò mai allegria sotto il periodo natalizio? chissà. Difficile. Non impossibile, ma difficile. No anzi facciamo impossibile, dai.

A chi può interessare auguro buone feste, a chi la pensa come me alzo il mio bicchiere di bourbon e lancio uno sguardo di comprensione.

Sopravviveremo anche al Natale, come abbiamo sempre fatto.

Ah, nota a margine: questo è il 30° post esatto del Blog. E a Gennaio compio esattamente un anno di bile vomitata su Internet.

Dovrò inventarmi qualcosa, intanto voi portate lo spumantino.


L'anno si apre e si chiude con Il Grande Lebowski. Merry F'ing Christmas a voi.

The Goon, ovvero Crimine, Nonsense e Zombies.

mercoledì 7 novembre 2012
Prendo una pausa dal tono lamentoso e caustico del Blog per parlare di uno dei miei fumetti preferiti.

"The Goon", scritto da Eric Powell, già noto per essere sceneggiatore di qualche serie tv come Buffy e similari.

Da dove cominciare?

The Goon è uno zibaldone di generi: Horror, Commedia, Noir e Drama..

The Goon è azione, splatter, lacrime e risate.

The Goon è voodoo, criminali, perdite famigliari e foche psichiche.

La Storia parla di Goon, protagonista senza un vero nome (Infatti "Goon" è uno slang criminale per Scagnozzo, ma ci arriveremo) e con un passato alla Oliver Twist.

Difatti, orfano di entrambi i genitori, viene allevato dalla zia Lizzie, donna forzuta del circo. Goon quindi cresce in mezzo ai Freaks e agli artisti del baraccone, venendo impiegato già in giovane età come addetto ai lavori pesanti.
La vita di Goon prende una piega più oscura quando al circo si presenta Labrazio, noto boss criminale di Lonely Street, il quale chiede nascondiglio alla grande famiglia circense.
La polizia naturalmente viene a conoscenza del nascondiglio del criminale, e durante una sparatoria la zia di Goon, unica persona cara a lui rimasta, viene uccisa proprio dal boss Labrazio.

Goon, accecato dalla rabbia, uccide Labrazio colpendolo con una pietra cadendo ufficialmente nel baratro della carriera criminale.

Ormai solo e senza più nulla da perdere, Goon decide di diventare un delinquente a tutti gli effetti. Ovviamente farsi strada nel mondo del crimine non è impresa semplice, quindi opta per un metodo alquanto poco ortodosso: appropriandosi del Libro Mastro dei pagamenti di Labrazio, decide di diventare lo scagnozzo proprio di quest'ultimo.

Ovviamente nessuno sa della vera sorte di Labrazio, le famiglie criminali di Lonely Street pensano che ora il boss sia rintanato in qualche rifugio e che mandi il suo Goon a riscuotere per lui.

Goon quindi costruisce sulla menzogna il suo impero criminale. Tutti a Lonely Street temono Labrazio. Anzi, forse temono ancora di più il suo nuovo scagnozzo, fortemente determinato e con un carattere tutt'altro che amichevole.

Durante la sua infanzia criminale Goon incontra Franky, all'inizio ragazzino spaurito ed in seguito grazie alla "tutela" di Goon piccolo antisociale con una strana fissa per l'accoltellamento agli occhi.

Fino a qui tutto normale, direte voi. Una normale storia criminale.

Tutto perfetto, fino all'arrivo del Senza Nome, un prete con strane tendenze voodoo, deciso a conquistare la piccola Lonely Street con magia nera e resurrezioni di cadaveri.

Peccato che Goon non sia la persona che si fa impressionare dagli zombie o dall'esoterismo. Inizia quindi una lotta senza quartiere tra le forze oscure e il duo Goon/Franky, passati loro malgrado da semplici criminali della mafia ad eroi senza quartiere ed unico baluardo di protezione della città.

La carica comica del fumetto è data dal tono molto scanzonato e dai personaggi assurdi che vengono presentati: la sopracitata foca psichica, lettrice di tarocchi e del futuro ma incapace di esprimersi se non tramite il verso proprio delle foche; Spider, ragno alcolizzato che frequenta la taverna di Norton (Quartier Generale di Goon e Franky) che tenta sempre di evitare il pagamento dei debiti con Labrazio, il Dottor Alloy, brillante(letteralmente in quanto ricoperto d'oro) scienziato con tendenze alla super cattivo Bondiano ed "Henchmen" robotici, e molti altri.

I personaggi di Eric Powell sono ben sviluppati, l'autore riesce a trascinare il lettore nel dramma personale di Goon e nella follia psicotica di Franky, e soprattutto riesce a strappare grandi risate nelle storie più insensate, come ad esempio il Canto di Natale di Dickens, dove la trama non è esattamente simile al canto originale ma mooooolto più violenta ed assurda.

Le storie sono QUASI tutte a sè stanti, nonostante presentino un fil rouge di fondo, perciò anche un novizio può apprezzare la trama di  The Goon grazie a storie autoconclusive senza per forza sapere per filo e per segno le storie passate.
Tuttavia, un grande difetto della pubblicazione italiana è la pubblicazione alla rinfusa delle storie collegate tra di loro, Basti pensare che la storia delle origini di Goon viene presentata solo nel secondo volume pubblicato.
A prima vista può sembrare un fatto banale, ma costituisce un grosso limite per l'apprezzamento totale della saga. Come al solito noi italiani dobbiamo distinguerci per scorreggioneria.

The Goon presenta un disegno semplice, pulito e dai colori molto brillanti che creano un ulteriore contrasto tra noir e demenzialità. Menzione speciale alle copertine, disegnate in modo tale da assomigliare ai manifesti dei film anni '30/'40


Trama avvincente, forti dosi di splatter e demenzialità, citazioni di film di culto con presa in giro dei luoghi comuni e personaggi talmente assurdi da essere indimenticabili.
Tutto questo è The Goon.

Personalmente colleziono qualsiasi cosa a tema Goon: fumetti, poster, statuette, e soprattutto sono tra i kickstarter del film in produzione di Goon, che lascerò nei link alla fine del post.

a chiunque non abbia mai letto nulla di The Goon, consiglio caldamente storie come "Il Giorno dell'Avvoltoio", "La mia infanzia criminale" e "Chinatown" per un tono più serio, mentre storie come "I fratelli Fangosi", "La strega dei mari" e il già citato "Canto di natale" con la loro dose di nonsense promettono la perdita dei legamenti della mandibola a causa delle forti risate.

Spero che con questo piccolo manifesto di The Goon sia riuscito ad incuriosire i novizi e a risvegliare l'interesse di chi già lo conosceva.

Ah, tra l'altro in una storia di Goon ci sono degli scimpanzè affetti da auto-combustione ed un uomo-lucertola parlante solamente uno spagnolo sgrammaticato che viene costantemente scambiato per Lassie.
Devo aggiungere altro?


LINK INTERESSANTI:

Il Progetto Kickstart per il film di Goon

Il TRAILER di prova del film di Goon, da sburo.

La pagina Wiki di Goon per ulteriori info

Il sito ufficiale di Goon




Giornate di ordinaria amministrazione a Lonely Street.