Requiem per un cane VERAMENTE brutto.

lunedì 13 febbraio 2012

Madonna mia, eri davvero un cesso.

Quando sei arrivata, eri un fiore: muscolatura perfetta, addestrata a rispondere agli ordini, impartiti in un marziale tedesco che dava un senso di potere non indifferente. Un boxer giovane, fiero, bella e sinuosa come una Dèa.

Ovviamente ti abbiamo rovinato.

sei diventata pigra come un soprammobile, hai deciso di ignorare gli ordini, e la tua bella muscolatura è finita sotto strati di lardo.

E non parliamo del glaucoma che ti ha tolto un occhio, rendendoti guercia, e della ciste che ti abbiamo rimosso sulla fronte, lasciandoti una simpatica cicatrice grossa come il Grand Canyon.

Oltre alla rovina fisica, parliamo del comportamento a puttane.

Sei riuscita a spaccarmi il mio modellino di Small Soldiers, e la cosa ancora mi dà i nervi.

Caso strano, ogni volta che avevo bisogno di stare in cucina eri sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato. Un cane perennemente tra le palle.

Invecchiando ti sei pure rincoglionita. Ricordo ancora la pedata che ti ho tirato dopo che hai cagato per l’ ennesima volta in sala. Ero fondamentalmente stufo di dover badare a te, che anche se venivi messa fuori per tutto il pomeriggio non ti lasciavi sfuggire l’ occasione di pisciare in casa.

Hai cominciato a sbattere contro i mobili, sintomo del tumore al cervello.

Non riuscivi più a gestirti in autonomia, dovevo posarti io nella cuccia perché ormai non riuscivi a sdraiarti da sola. Quante volte ti sei piantata negli angoli, e Dio solo sa come facevi.

E lì, facendo appello alla mia parte lucida e razionale, mi son detto che forse era ora di smetterla di farti soffrire, incazzandomi come una iena con mia madre che non capivo perché non accettasse la cosa.

Se la ami, lasciala andare!.

Ma tu ci hai preso in contropiede e hai tolto il disturbo prima.

Ed ora sono qui. E penso.

Penso a te, che sei cresciuta con mio fratello. Che eri la sua guardiana, che l’ hai aiutato a scendere dalle scale appoggiandoti con il muso al pannolino.

Tu, che quando ancora dormivamo tranquilli senza antifurto sei riuscita a svegliarci nel cuore della notte perché stavano tentando di entrare in casa.

Tu che facevi l’ offesa quando partivamo durante il weekend per andare dai nonni, e ce lo facevi capire guardando di sbieco verso il cancello ma tenendo la coda dell’ occhio sulla macchina che si allontanava.

Tu che come ci riferivano i vicini,  in nostra assenza piangevi davanti al cancello durante i suddetti weekend.

Tu che più e più volte ti sei fatta sollevare senza fiatare perché il suddetto cretino voleva fare gli scherzi piazzandoti in faccia alla gente che dormiva al grido di “CI HANNO REGALATO UN CUCCIOLO!!”

Penso a quanto sono stato male quella volta che ti ho tirato la pedata,  soprattutto ripensando al tuo occhio che mi guardava con quella che a me è parsa un’ espressione di dispiacere.

Quando litigavo con qualcuno, una ragazza o un amico o un famigliare, ti guardavo e ti dicevo che tu eri il mio unico grande amore, che non mi avresti tradito mai.
Quante volte ti ho abbracciato, probabilmente l’ unico essere vivente ad avermi visto in ogni mio mood.

Continuo a ripetermi che è meglio così, che oramai soffrivi e basta. A 14 anni, con un tumore al cervello e svariati acciacchi  è anche ora di finirla qua.

Sono il Paganini della menzogna agli altri. Non sono bravo a mentire a me stesso.


Scrivere queste cose mi fa male, devo continuare a fermarmi per piangere.


Cristo, quanto mi manchi.

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