Lasciare il cuore sul tagliere

giovedì 9 aprile 2015
Anni di educazione cristiano-cattolica mi hanno insegnato che, per chi crede, Dio è ovunque.
Anni di lavoro mi hanno insegnato che Dio potrà anche essere ovunque, ma di sicuro non Lo troverai nelle cucine dei ristoranti.

Sì, perchè come insegna l'immenso chef/scrittore Anthony Bourdain: "In cucina non c'è Dio, non potrebbe comunque aiutarvi, (...) La cucina è l'ultimo baluardo della Meritocrazia, un mondo di Assoluti."

Mai parole furono più azzeccate.

Ho sempre voluto cucinare, fin da quando avevo 7 anni. Mi cimentai per la prima volta nella difficile arte dell'uovo sodo, per poi passare alla complicata Operazione Toast fino a giungere abile ed arruolato alla Missione Cottura e Scolatura Pasta.

La vita in seguito mi ha portato verso altre strade e verso nuovi orizzonti, salvo poi subire un brusco freno morale, mosso dalla nota domanda "Ma io nella vita cosa voglio fare? Cosa mi piace DAVVERO?"

Ed eccola lì la risposta, seduta in un angolino nella mente, forse sopita da anni, rispolverata solo nelle grandi occasioni oppure utilizzata semplicemente come hobby o show-off di adolescenziale sboroneria:

"Boh, a me piace cucinare."

Può qualcosa che fino ad allora è sempre stato solamente uno svago o un piacere trasformarsi in un mestiere?

A distanza di anni ora posso dirlo: per quanto riguarda la cucina è l'unica via praticabile.

Ogni mestiere ha la sua dignità e la sua dose d'impegno. Quello della cucina tuttavia non può ridursi solo alla mera definizione di "Mestiere".

La cucina ti deve piacere. Ma non nel senso di
"EHI MI PIACE FARMI LA PASTA ALLA CARBONARA QUANDO SONO A CASA!"

"MI PIACE CUCINARE, SABATO SCORSO MI SONO CHIUSO IN CASA ED HO FATTO UNA SACHERTORTE TUTTO DA SOLO"

"BEH SONO UN PO' CUOCO ANCHE IO, L'ALTRO GIORNO HO DISPOSTO I TENERONI E L'INSALATA NEL PIATTO IN MANIERA TALE CHE SEMBRAVA UN GIRASOLE!"

No, caro amico/a. No.

Ti deve piacere nei termini del Patto di Sangue Con La Cucina.

Devi sottoscrivere e firmare svariate clausole tutt'altro che vantaggiose, qui di seguito citate:

-Lavorerai quando gli altri si divertiranno.
-Non esistono più Feste Comandate o Sabati liberi (e quando esisteranno te li faranno pesare,      oooohhh fidati se te li faranno pesare.)
-Scordati gli orari di lavoro canonici, è finita solo quando è finita.
-La tensione è sempre alta, anche quando si ride e si scherza in un attimo ci si manda a fare in culo.
-Tutto quello che non ti taglierà, ti brucerà.
-Meglio avere un fisico resistente, alzerai pesi immani e correrai come un levriero sotto Crystal Meth.
-E' tutto un lavoro di testa, ti conviene avere molta pazienza e molta resistenza psicologica, o verrai  masticato e sputato senza passare dal Via.
-avrai a che fare con altri folli come te, questo significa che è meglio imparare il prima possibile pregi e difetti della tua brigata di cucina, altrimenti rischierai di farti dei nemici senza sapere il perchè.
-Piangerai, ti incazzerai,sarai spesso da solo volontariamente o non, e farai fatica a spiegare ad altre persone il perchè di queste tue reazioni.

Sei DAVVERO disposto/a a subire tutto questo? se la risposta è Sì sei completamente pazzo/a. Abbastanza pazzo/a da potercela davvero fare nel mestiere del cuoco.

La cucina deve essere spinta principalmente da due motori: passione e follia.
Tutti abbiamo visto un programma di cucina in tv, e per quanto i comportamenti siano esagerati dai fini televisivi abbiamo pensato tutti "Wow, quello chef dev'essere fuori di testa!"
Fidatevi, chiunque lavori in cucina ha qualche turba mentale, in dose minore o maggiore.

A questo punto credo che si sia capito che la mia non vuole essere una smielata lettera d'amore verso la cucina.
Questo è un invito a scalare il K2. Io Vi sto solo mostrando le dita mangiate dalla cancrena, le percentuali di morti durante la scalata ed un ottimo assaggio delle condizioni avverse che vi aspettano al varco.
Non lo vuoi fare? tranquillo/a, nessuno ti biasimerà, è una scelta da pazzi.
Lo vuoi fare? sappi che soffrirai e ti spingerai oltre il limite. Ma quando ce l'avrai fatta proverai una sensazione mai provata prima.

Già, perchè a questo punto Vi starete chiedendo "Sì ma se è così mostruoso come dici, perchè lo fai ancora?"
Qua arriviamo al secondo motore citato: la passione. Quello del cuoco non è solo un lavoro, è una missione. Una missione suicida, che farà un sacco di morti e feriti, ma pur sempre una missione. E in questa missione devi crederci, o salterai in aria al tuo primo passo nella Terra di Nessuno. Stringi i denti, beccati le tue ferite e gli insulti dei Superiori, aiuta i tuoi compagni e non vergognarti nel chiedere aiuto. Arriverete tutti assieme alla fine, dove potrete godervi la vostra più che meritata ricompensa.
La birra o la sigaretta a fine servizio. I complimenti che riceverai dalla sala o dalla squadra. Semplicemente il fatto di avercela fatta anche in questo rush. QUESTE sono le cose che ti aspetteranno.
A fine lavoro, dopo le bestemmie, i tagli, le urla, le corse e le incazzature tutto assume un altro sapore. Un ritmo più lento, quasi ovattato. Un piccolo angolo di pace dove una sopracitata birra ha il sapore della vittoria, dove le chiacchiere con i colleghi mentre stai sistemando la cucina hanno il suono del Canto di Orfeo.

fidatevi, non c'è nulla di meglio al mondo. Sempre che voi siate abbastanza folli da fare questo patto con il Diavolo della Cucina.

Nel caso lasciate pure il vostro cuore sul tagliere, al resto ci penseremo dopo, ora si entra in servizio

Siete pronti?




Il Dott. Hannibal Lecter, anch'esso appassionato di psicologia e cucina come il sottoscritto.

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